RECENSIONE:

Partiamo subito col dire che quando abbiamo sentito la notizia del remake de La Mummia e della creazione da parte della Universal Pictures del Dark Universe, al contrario della grande maggioranza, non abbiamo arricciato il naso. Non che fossimo speranzosi ma saremmo stati aperti a qualunque tipo d’innovazione nel genere. Tuttavia, nostro malgrado, ci siamo trovati di fronte una pellicola dove quelli che sarebbero dovuti essere i punti di forza, si sono rivelati come primi input verso il flop.

Qualche mese prima dell’uscita nelle sale della pellicola diretta da Alex Kurtzman, lo stesso regista ci aveva parlato di un universo che, al contrario dei precedenti lavori dedicati a questo franchise (sia la versione con Brendan Fraser che quella ancora precedente), si sarebbe molto diversificato e avrebbe avuto una connotazione prettamente horror. Purtroppo però il film, ripercorrendo quasi la falsa riga de La leggenda degli uomini straordinari, risulta un ibrido che sfugge a qualunque catalogazione, a tal punto da risultare parecchio discontinuo. Se in certi momenti la narrazione punta verso l’horror, slitta poi senza alcun pretesto, verso una sfumatura da commediola con battute forzate che lasciano il tempo che trovano. Come se questo non bastasse, di certo Tom Cruise non aiuta. Col passare del tempo l’attore hollywoodiano sta subendo quello in cui molti dei suoi colleghi incorrono, l’estremizzazione di se stessi. Cruise per quanto ci provi, riporta in ogni pellicola sempre lo stesso stile tanto da far sembrare ogni suo titolo un proseguo di Mission Impossible, anche in contesti in cui risulta davvero fuori luogo.

Due punti a favore de La Mummia, sono invece le interpretazioni di Sofia Boutella e Russell Crowe. Mentre la prima ci mostra un personaggio ben disegnato e approfondito, lontano anni luce dai villain piatti e senza motivazione alcuna, Crowe ci mette d’innanzi le figure di Jekyll e Hyde in un modo del tutto innovativo. Se il dottore presenta punti molto simili a quello descritto dalla penna di Stevenson, risulta molto più interessante la figura di Hyde che, per la prima volta, non viene mostrato come la brutta copia di un Hulk che non c’ha creduto abbastanza.

Insomma, il film di Kurtzman avrebbe potuto sfruttare meglio la contemporaneità di cui dispone, scegliendo invece la strada nel pratico più difficoltosa. Non si può di certo dire che questo tanto discusso Dark Universe sia partito nel migliore dei modi, eppure, c’è sempre tempo per migliorare.

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