RECENSIONE:

A distanza di ben venti anni, Keanu Reeves torna a vestire i panni di quel ruolo che ha contribuito alla sua consacrazione da attore. Se nel 1997 si trovava a dover difendere il diavolo in persona, in questo 2017 si limita a fare il diavolo a quattro per difendere un ragazzo a dir poco introverso. Nonostante inizialmente non ci avesse fatto emozionare più di tanto la scelta di rivedere il noto attore in una parte a lui così familiare, dopo la visione della pellicola diretta da Courtney Hunt, ci siamo non poco ricreduti.

Una doppia verità” si pone nei confronti dello spettatore con una singola pretesa, l’assistere ed il seguire il film senza porsi troppe domane. Non c’è spazio per elucubrazioni mentali o sfarzosità hollywoodiane nella pellicola. Perché vi chiederete voi… Per il puro e semplice motivo che il film che andiamo ad analizzare va preso d’impatto, così come viene, lasciandosi trasportare dalla corrente della narrazione fin dove effettivamente il regista vuole portarci. Sin dai primi minuti di visione, ci ritrovavamo di fronte un racconto come tanti, senza arte né parte, senza ritmi incalzanti o storie da far accapponare la pelle. Come se non bastasse la monotonia che inizialmente ci accompagnava, di certo non ha aiutato a rimanere incollati allo schermo l’interpretazione dei personaggi, prima tra tutti quella di Renée Zellweger che, per l’intera durata della storia, sembrava esser sempre fuori contesto, quasi si trovasse a disagio in un genere non prettamente comico.

Ma per tutti coloro i quali hanno avuto pazienza e creduto in un Reeves che per adesso (basti vedere il suo John Wick) sembra tornato sulla cresta dell’onda, ci sarà una lauta ricompensa in fondo al tunnel. Man mano che andiamo avanti la monotonia lascerà spazio alla curiosità per far approdare lo spettatore in un finale che renderà giustizia alla tanto bistrattata attesa. Eppure il nostro protagonista ci aveva avvisato citando, all’interno del film stesso, il leggendario Rumble in the Jungle, quando Mohammed Alì incassò per sette round i pugni di George Foreman per poi metterlo al tappeto nell’ottava ripresa. Così come l’avversario si era stancato troppo per poter contrattaccare, allo stesso modo “Una dura verità” ti sfianca in modo da donare l’acme della propria identità, solamente a chi ha saputo resistere.

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