Il prossimo 5 ottobre approderà in sala il tanto atteso e discusso Blade Runner 2049, sequel del capitolo uscito nel lontano 1982 diretto da Denis Villeneuve  e avente nel cast: Ryan Gosling, Harrison Ford, Jared Leto, Robin Wright, Dave Bautista, Barked Abdi, Mackanzie Davis e Ana de Armas.

A tal proposito sono state rilasciate le recensioni della critica in merito al film:

USA TODAY: Con stile da vendere e profondamente umano – anche con androidi e ologrammi sparsi ovunque – lo spettacolare seguito prende la storia di investigazione del primo film e la tramuta in un racconto di identità, memoria, creazione e rivoluzione. […] Il primo Blade Runner influenzò una generazione di film e registi; il secondo è il raro sequel che supera l’originale e in tutta onestà potrebbe avere un impatto ancora maggiore nel lungo termine. È un film commovente, un capolavoro che richiede una seconda visione e che lascerà gli appassionati a bocca aperta – tant’è che potremmo non dover attendere altri 35 anni per un altro capitolo.

Il nuovo Blade Runner sorprende perché ogni aspetto è trattato con la massima cura: la storia di Hampton Fancher è molto intensa, la colonna sonora di Benjamin Wallfisch e Han Zimmer risulta qui tanto importante quanto le musiche originali di Vangelis mentre il direttore della fotografia Roger Deakins otterrà il suo primo Oscar se la giustizia esiste.

Empire: Se pensavate che Ford fosse in territorio “amico” nei panni di una versione più anziana e stanca di un personaggio già interpretato, vi sbagliavate. Questa è probabilmente la migliore interpretazione della sua carriera: la situazione del suo personaggio mette alla prova l’attore in modi che raramente abbiamo visto. Villeneuve deve esser stato coraggioso a spingere Ford in quella maniera. Per un sequel di un film che credevamo intoccabile, per di più. È troppo presto per giudicare se è riuscito a superare il capolavoro fantascientifico noir di Ridley Scott, ma non è troppo presto per dire che sono perfettamente alla pari.

Heroic Hollywood: La fantascienza non tende a essere molto considerata durante la stagione dei premi, ma se qualcuno merita la statuetta dorata, quello è il direttore della fotografia Roger Deakins. Che si tratti di strette vie cittadine o di spazi sconfinati, Deakins sa come inquadrare ogni cosa nel miglior modo possibile. Un grosso fattore propulsore, in tal senso, è l’uso di set reali e addirittura miniature che soppiantando dove possibile gli effetti digitali. […] Ogni singolo fotogramma del film è da incorniciare.

Time Out: Con film come Prisoners, Sicario e Arrival, Denis Villeneuve ha apportato una certa singolarità aliena ai suoi momenti più intimi. Questa volta ha dato anima a una storia che avrebbe potuto suonare vuota. Flirtando con idee metafisiche di ampia risonanza, il nuovo Blade Runner – difficile da definire – è un ibrido come pochi che vale la pena amare. Un unicorno nella nebbia.

Indiewire: Blade Runner 2049 comincia a prosciugarsi quando le sue qualità fredde e prive di umorismo cominciano a stancare; lungo due ore e mezza, il film porta quei confini al punto di rottura. È quello che succede quando le storie troppo atmosferiche e raffinate escono fuori dai binari, come dimostrano quei noiosi cinecomic della DC.  Blade Runner 2049 cade in quella trappola con una serie di momenti, tutti con protagonisti Jared Leto. […] Leto pronuncia le sue battute in modo robotico come se si trovasse in un provino andato male di un cattivo per i film di James Bond. È un ruolo interamente sbagliato.

La genialità di Blade Runner 2049 è però il fatto che pone le domande più interessanti, ponendole all’interno di un universo minaccioso che è sempre una gioia rivisitare.

The Hollywood Reporter: Per i più appassionati che hanno atteso 35 anni per un sequel della pietra miliare della fantascienza di Ridley Scott, la bella notizia è che il regista Denis Villeneuve ottiene qualcosa di molto vicino allo stesso effetto narcotizzante, con una voluttuosa immersione atmosferica che si riesce a sostenere dall’inizio alla fine. Il problema è che ben 164 minuti occupano la distanza tra l’inizio e la fine, ennesimo esempio di eccesso che un po’ di auto-disciplina avrebbe potuto tenere a freno.

In un film tempestato di improvvisi lampi di violenza e poca azione, l’entrata in scena di Ford, che qui dimostra perfettamente i suoi anni e forse qualcuno in più, ravviva la squisita stanchezza del film con una interpretazione brutalmente fisica. In contrasto con lo spento e “morto” Gosling, Ford riesce da solo a ridare linfa vitale a un film altrimenti destinato a una intenzionale apatia.

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