RECENSIONE:

Dopo il bel Peter Parker, ma non altrettanto brillante Spider-Man di Raimi, ed il flop del progetto Amazing della “Sony“, finalmente l’arrampicamuri “torna” in casa Marvel, ed il risultato è a dir poco perfetto.

Il nuovo Spidey fa la sua comparsa nella pellicola “Captain America: Civil War” in cui vediamo Peter Parker, interpretato da un giovane Tom Holland, venire reclutato da Tony Stark (Iron Man) per prendere parte alla disputa tra supereroi. Il minutaggio concessogli è scarso ma è abbastanza per far capire quanto di buono la casa madre stava facendo con un personaggio che la rappresenta, forse, più di tutti gli altri. Si è così giunti al suo primo lavoro da protagonista, “Spider-Man: Homecoming“.

Il film è ambientato poco dopo la fine di Civil War. Ci vengono mostrati gli avvenimenti vissuti da Peter durante la missione a Berlino contro Captain America ed il ritorno a New York, è qui, infatti, che Tony Stark desidera che il ragazzo si faccia le ossa (ricordiamo che Spidey ha solo 15 anni) dal momento che lo considera una vera e propria risorsa per gli Avengers. I mesi passano, eppure, nessuna operazione gli viene affidata ed il suo mentore sembra averlo dimenticato facendo crescere la frustrazione del ragazzo. Se per Iron Man, Peter, dovrebbe limitarsi ad essere un “amichevole Spider-Man di quartiere“, i suoi sogni e le sue ambizioni sono più grandi. La smania del giovane verrà ripagata dall’incontro con l’Avvoltoio, interpretato splendidamente da Michael Keaton, che costringerà Parker a fare i conti con i suoi limiti, tanto da supereroe quanto da giovane adolescente, e a decidere che tipo di uomo voler essere.

Una delle caratteristiche che ha da sempre contraddistinto il Marvel Cinematic Universe è il rispettare la derivazione cartacea delle sue pellicole e modificarla nei limiti e nelle conseguenze a cui il grande schermo confina. In Spiderman il fumetto fa da padrone al film, non solo per le ambientazioni ed il clima da “quartiere” che si respira, lo stesso costume di Spidey (o costumi se volessimo essere più precisi), è un continuo citare l’opera originale.

Non bisogna tuttavia dimenticare di citare il villain di turno. Se, infatti, ci si è spesso trovati, nei film di casa Marvel, davanti a cattivi inconsistenti, fatta eccezione per Loki, al solo scopo di risaltare l’eroe della pellicola, in questo film siamo davanti ad una ineccepibile elaborazione dell’antagonista. Keaton ha una totale coerenza con la sua dimensione, la sua etica da malvagio è condivisibile e lo spettatore può in esso immedesimarsi. Da non sminuire sono sicuramente le brillanti doti recitative dell’attore, che già nella sua carriera aveva preso parte ad un Cinecomic impersonificando niente poco di meno che Batman, nel film del 1989 diretto da Tim Burton.

Spider-Man: Homecoming è un’opera completa, studiata non solo nel suo complesso ma con minuzia di particolari, dimostra che non bisogna buttare su schermo tanti supereroi, o supercriminali, per creare un film di successo, basta avere una bella trama da raccontare, dei personaggi principali (antagonisti inclusi) costruiti con criterio e comprimari che possano dar spessore ai protagonisti.

Questa volta, la Marvel, ha dato il meglio di sé, bisognerà sperare che faccia lo stesso per i suoi prossimi lavori in produzione.

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