RECENSIONE:

Partiamo subito col dire che, così come accade ormai sempre più spesso, la traduzione italiana del titolo, “Codice criminale” appunto, è in realtà assai ingannevole dal momento che la versione originale, “Trespass Agaist Us“, sarebbe una citazione alla preghiera del “Padre nostro“. Perché in fondo, quello di cui tratta il film diretto da Adam Smith ed interpretato magistralmente da Michael Fassbender, non è un vero e proprio codice malavitoso, bensì di un codice generazionale fatto di crimini e violenze che si tramanda da padre in figlio.

La pellicola segue le vicende, le regole e le tradizioni familiari tutte interne al mondo dei Pavee, i nomadi anglosassoni. Quelle che per noi sembrano barbarie senza senso, per altri rappresentano delle vere tradizioni, segni distintivi delle proprie radici, unici beni da poter tramandare col tempo. Smith non cerca di rappresentare la metafora delle vite vissute da questi nomadi, le descrive così come sono, con la semplicità come cardine della narrazione.

Se in un primo momento viene dato spazio al lato più ironico e adrenalinico della vicenda, con il passare del tempo prende sempre più piede la consapevolezza da parte dello spettatore di quanto effettivamente sia difficile trovarsi e nascere in determinati contesti. Se da una parte questa vita ci può apparire come il massimo emblema della libertà, dall’altro nasconde l’impossibilità e la difficoltà che i figli trovano nel sovvertire o semplicemente cambiare, quella vita che i loro padri e i padri dei loro padri ancor prima, hanno scelto per loro.

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