RECENSIONE:

Black Panther“, ultimo tassello dei Marvel Studios prima del colossale “Avengers:Infinity War“, è stato distribuito nelle sale italiane a partire dallo scorso 14 febbraio, creando una nuova spaccatura tra i fan, tra chi inneggia all’ennesimo capolavoro e chi non ha gradito la resa di T’Challa e della terra del Wakanda. Analizziamo dunque nel dettaglio la pellicola del regista Ryan Coogler.

Il film è ambientato dopo le vicende di “Captain America: Civil War“, T’Challa, interpretato da Chadwick Boseman, in procinto di succedere al padre come re del Wakanda, torna nella terra natia per affrontare la prova rituale che lo sancirà non solo come sovrano ma come unico Black Panther. Superato abilmente il rito si troverà ad affrontare la minaccia di Erik Killmonger, di cui ha preso le vesti Michael B. Jordan, cugino scomparso dello stesso T’Challa, tornato nel Wakanda con lo scopo di vendicare la morte del padre ed imporsi come nuovo re.

Quello che ci viene mostrato nel corso dei 134 minuti che compongono il film è qualcosa di diverso rispetto alle ultime pellicole del Marvel Cinematic Universe, l’ironia e l’omogeneità che hanno troppo spesso accompagno i protagonisti vengono messe, seppur in alcune scene solo marginalmente, da parte, lasciando maggiore spazio alla caratterizzazione del personaggio di T’Challa. Individualizzare un personaggio “secondario” come Black Panther è senza dubbio complesso, eppure Boseman, affiancato da un’ottima regia e un gran cast di comprimari, riesce a rendere credibile il suo personaggio. Sempre egregio il lavoro delle musiche e degli effetti visivi, capaci di immergere lo spettatore nelle singole sequenze del film. Ma non è tutto oro quel che luccica, o vibranio in questo caso, e non mancano anche in questa pellicola difetti divenuti marchio di fabbrica dei Marvel Studios.

Se da un lato possiamo mettere da parte l’eccessivo umorismo, dall’altro non possiamo tralasciare l’ennesimo antagonista troppo poco valorizzato. Un fattore ridondante nei film Marvel è infatti l’inconsistenza della nemesi, poco caratterizzare e superficiale, ed in questo il personaggio di Jordan non fa eccezione, non per demeriti dell’attore, quanto per una sceneggiatura che lascia troppo poco spazio ad una sua introspezione. Non bisogna sottovalutare il tema del “razzismo”, cardine del personaggio di “Black Panther“, come il nome stesso lascia suggerire, ma eccessivamente marcato in alcuni passaggi del lungometraggio. Il più grande difetto di questo film è forse la scontatezza, la sequenza di avvenimenti è facilmente prevedibile, escludendo ad un conoscitore del genere la possibilità di stupirsi con grandi colpi di scena.

In conclusione Black Panther è senza dubbio lontano dalle critiche mosse a “Thor: Ragnarok“, quello prodotto è infatti un lungometraggio diverso, non studiato per piacere alla massa- Resta tuttavia il rammarico di non aver dato maggiore attenzione ad alcuni dettagli che avrebbero permesso alla pellicola di classificarsi tra le migliori del genere. Adesso non ci resta che attendere aprile per l’uscita dell’imponente “Avengers: Infinity War” sperando che, almeno in questo caso, l’antagonista sia cardine del film e non solo cornice.

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