Dan Gilroy approda su Netflix, accompagnato ancora una volta da Jake Gyllenhaal, per raccontare una storia dal carattere artistico ma dai versanti horror. Così come fatto con Nightcrawler – Lo sciacallo, il regista sceglie dei soggetti dall’animo tormentato, quasi intrappolati nelle loro stesse vite.
Se il film parte con l’illusione di raccontare le eccentriche storie di quegli artisti emarginati ma dal carattere così tanto “superiore”, finisce con l’esser impregnato di tratti dal connotato thriller. L’arte diviene quasi una scusa, un flebile ricordi che si va lentamente perdendo col tempo e con la narrazione.
I personaggi che ci vengono mostrati riescono ad impersonare ciò che esattamente ci si aspetterebbe da tali figure, artisti ossessionati dall’arte, che fanno di essa la loro ragion d’essere ed allo stesso tempo il loro più grande punto debole. Tuttavia, nonostante il cast sia ricco di nomi di spicco, questi stessi ruoli sembrano esser stati disegnati con un tratto leggero e fin troppo similare. Tutti sono tutti ma nessuno è realmente se stesso.
E se ci si ritrova a sperare e a farsi guidare da quella corrente che tira per tutta la narrazione, si rimane particolarmente delusi nel notare che quella che ci aspettavamo essere una cascata, non è che un piccolo fiumiciattolo senza sbocchi. Gyllenhaal si dimostra all’altezza della grande reputazione che si è andato costruendo con gli anni, legato suo malgrado a quelle cattive compagnie che nella vita ti portano a distratti dal raggiungimento di ciò che realmente ti spetta, finendo per essere un grande attore in un film dal carattere mediocre.

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